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Che succederà ora?
di Angelica Calò Livnè.

Nessuno puo' sapere che accadra' in Medio Oriente con l'avvento di Abu Mazen e dopo i grandi cambiamenti politici in Israele o cosa accadra' in Irak, in Somalia o in tutti i luoghi dove c'e' guerra. Nessuno puo' prevedere se ci sara' un'altro Tsunami. Seppure tutti i giornalisti del mondo si unissero ed intervistassero tutti i capi di stato esistenti nessuno sapra' mai cosa veramente accadra' domattina. L'onda arriva all'improvviso, cancella e distrugge tutto, sradica, travolge e annichilisce lo spirito. Ci sono onde che arrivano un bel mattino e ti colgono di sorpresa e onde che ti travolgono e tu neanche lo sai. Non te ne rendi conto. Senti che sta' accadendo qualcosa, ti guardi intorno smarrito per scorgere un tronco a cui appigliarti , senti disperatamente che vorresti vicino i tuoi cari, che tutto intorno si capovolge e a una ad una tutte le sicurezze che avevi, tutti i valori in cui credevi ti spariscono davanti agli occhi come ingoiate dai flutti in una tempesta: qui un bambino rapito e seviziato, qui un intero villaggio in Africa trasformato in un covo di combattenti senza D-o, qui chiese, moschee, sinagoghe in fiamme, qui gente che ha paura di entrare in un centro commerciale, migliaia di scatolette di Prozac per calmare i nervi, per restituire la speranza e la voglia di vivere.

Siamo nell'onda. Siamo in un mastodontico, immane Tsunami. Siamo nella fase del risucchio in cui il mare improvvisamente retrocede, si trasforma in una barriera gigantesca per poi tornare con tutte le forze sulla spiaggia e scaraventarsi su tutto cio che incontra. Siamo nella terza guerra mondiale. Ma molti ancora non se ne rendono conto. Lo capiranno con sgomento quando l'onda tornera' e travolgera' tutto. Chi puo' salvarsi da una terribile tempesta in alto mare? Dai flutti, dal freddo, dalla paura, dalla disperazione? Si puo' salvare chi ha imparato a nuotare, chi e' forte, chi ha immaginazione, chi trova un appiglio, chi sente la responsabilita' di salvare qualcuno che ama profondamente, chi ha nostalgia per la propria casa, chi riesce a trovare altri come lui, chi si aggrappa a un delfino, chi rinuncia alla sua superbia e accetta di essere aiutato. Puo salvarsi da una tragedia chi riesce a guardare se stesso e gli altri con altri occhi. Operare per la pace significa educare a salvarsi da tutti i Tsunami del mondo. Significa insegnare a togliersi "una maschera cosi pesante da non poter piu' sopportare" come dice Mussa, arabo cristiano di Pekiyin del Teatro dell'Arcobaleno. Significa insegnare ed allenare giorno dopo giorno formule molto piu' importanti e vitali della matematica, della fisica, delle “Nano-tecnologie”. Significa addestrare alla sensibilita' verso i dolori di migliaia di persone che ancora non hanno una casa, un lavoro e un futuro e vivono nella desolazione, significa insegnare a prendere posizione, a difendersi dal cinismo e dall'indifferenza e a non esserne travolti e a non temere di rimanere soli a causa delle proprie idee. Per vincere questa grande guerra e sopravvivere dobbiamo essere chiari, spiegare con tutto l'amore che abbiamo dentro che non basta "comportarsi bene", bisogna operare, creare, fabbricare il bene e coinvolgere tutti coloro che ci circondano, contagiare tutti coloro che ci si avvicinano, inondarli di positivita', far provare a chi si imbatte in noi, l'ebbrezza del calore, la gioia e la riconoscenza di si e' aiutato, di chi si e' salvato, senza neanche rendersene conto solo con una parola, con un sorriso, con una carezza sul capo. Questa e' l'unica forza che puo' salvare il mondo. Che puo' sconfiggere chi e' interessato a continuare a vederci disintegrare dalle armi che produce, chi preferisce stanziare somme spropositate per mantenere efficienti 10 mila bombe atomiche invece di finanziare centri di ricerca per i movimenti sismici, per curare il cancro, per risolvere il problema dell'acqua potabile e dell'irrigazione. Siamo tutti responsabili, genitori, nonni, insegnanti, droghieri, benzinai, tutti. Tutti noi piccoli, minuscoli frammenti di cosmo abbiamo il dovere di sforzarci a far calare quella maschera che ci impone la società in cui viviamo per poterci guardare in volto. Lasciare da parte le nostre storie per costruire una storia comune dove non esistono piu' torti ne' ragioni, dove si ricomincia da capo, uniti contro chi sta' cercando di sovvertire i valori che per secoli hanno preservato il mondo, prendendo il buono da ognuno e unendo le forze per costruire. Costruire. Salvare. Nella Kabbalah e' scritto che ci sono tante creature al mondo che hanno in se' un po' di D-o. Dobbiamo aiutarle a scoprirlo, a rendersene conto, dobbiamo farle incontrare ed insieme ricostruiremo l'Umanita' a Sua immagine e somiglianza!

Quell''humanitas perduta e dissolta nel corso dei secoli. Dal prossimo mese i ragazzi dell'Arcobaleno si spargeranno nei villaggi della Galilea e creeranno piccoli gruppi di teatro con bambini e ragazzi piu' giovani. Il teatro e' lo spunto, e' il pretesto per aprire un discorso, e' cio che sanno fare, e' cio che li aiuteremo a mettere in opera per poter iniziare a diffondere come un sasso che si getta nell'acqua e crea cerchi concentrici che si allargano e si moltiplicano. Mentre scrivo questo articolo c'e' gente in Veneto, in Umbria, nel Lazio, a Chicago, in Australia e a Betania in Palestina, che e' pronta o gia' lotta a modo suo per attuare questa visione.

E' un inizio, una speranza per il futuro per tramandare ad altri come e' stato fatto con loro, il segreto piu' prezioso del mondo, quello per vincere tutte le guerre, di tutti i secoli.

Dr. Angelica Calo' Livne'


 

 

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