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Misgav Am.
di Angelica Calò Livnè.

Nella Pasqua del '79, 25 anni fa, cinque terroristi penetrarono in Israele dal Libano, entrarono in una casa di bambini di un kibbuz sul confine e presero in ostaggio 15 bambini di tre anni che dormivano nei loro lettini. Uccisero i due sorveglianti, chiesero un elicottero e pretesero di liberare un centinaio di terroristi come loro che erano nelle prigioni israeliane. Dopo qualche ora iniziarono ad uccidere i bambini. Dopo 6 ore di appostamento e di negoziazioni, la squadra speciale dell'ufficiale Ziv Colberg irruppe nella casa e libero' i bambini e il loro piccolo mondo dal male. Accadde in due o tre interminabili minuti di orologio. In quella squadra c'era anche Yehuda, il mio compagno. Insieme abbiamo partecipato all'incontro commovente che si e' svolto nel kibbuz e abbiamo ricordato Ziv, che ora non c'e' piu'.

La sera, Avi, uno dei compagni di viaggio di Yehuda di quei giorni ci ha scritto: "Cari amici, vorrei raccontarvi alcuni pensieri che mi affollano la mente dopo l'incontro di sabato, pensieri legati al lutto e alla gloria e uniti profondamente l'uno all'altro. Ziv, l'ufficiale della nostra squadra speciale, fu ferito dai terroristi nell'operazione in cui liberammo i bambini presi in ostaggio nel kibbuz Misgav Am. Poi, due anni dopo, fu ucciso in Libano, nella guerra "Pace in Galilea" la guerra che avrebbe dovuto liberare il Nord di Israele da terroristi come quelli che due anni prima avevano causato quella sua ferita. Una sorta di "completamento di un cerchio". Un cerchio crudele. In quell'operazione Ziv e' noi ci coprimmo di gloria. Avevamo 20 anni e lui 22. Tornammo a casa sfiniti ed ebbri di una sensazione imparagonabile a nient'altro: quella di aver salvato qualcuno. Di aver regalato la vita. Una sensazione che nessuna forza al mondo potra' mai sottrarci. Un ricordo indimenticabile che ci accompagnera' per il resto della nostra vita.

Dall'altra parte c'e' la gente e i bambini del kibbuz Misgav Am. Un ricordo altrettanto indimenticabile anche per loro, soprattutto per loro. Un ricordo terribilmente stampato nelle loro menti: fu un giorno di invasione nella loro vita di tutti i giorni, di frattura profonda dei loro sogni, un trauma di lutto e di dolore che ricorderanno per sempre, un trauma troppo grande da sopportare. Ricorderanno quel giorno per l'eternita', proprio come noi. In questo mondo in cui viviamo, una cosa completa l'altra. Non ci sono sprechi: per mantenere l'equilibrio c'e' bisogno di sofferenza, la gloria di uno e' legata al dolore profondo dell'altro. Agli estremi degli eventi ci sono la positivita' e la negativita' totali.

Grazie a tutti coloro che sono venuti all'incontro.
Tanta salute e gioia a tutti.
Avi"


Yehuda mi invita a leggere la lettera: "E' molto bella" – mi dice- "E molto triste, E' un prezzo alto quello che stiamo pagando, un percorso lunghissimo che sembra interminabile, che lascia tante ferite aperte. Tanto dolore. Ma la pace arrivera'!"
Ed io, guardo quegli occhi che non deludono mai e non posso che dire: "Grazie!"

Dr. Angelica Calo' Livne'

 

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