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 Chi ha 
avuto la fortuna di vedere più di mille adolescenti 
milanesi partecipare allo spettacolo di Angelica e 
del suo teatro dell’Arcobaleno con i telefonini a 
far luce come candele nel buio, può capire la forza 
del messaggio che Angelica ha lanciato dalla Galilea 
dove vive con la sua bellissima famiglia. 
 
Giù le maschere è il grido che colpisce il cuore dei 
ragazzi (e di tutti coloro che sono ancora giovani 
di spirito). 
Sasa è il nome del kibbutz di Angelica, qui i 
profeti biblici lasciarono i loro messaggi e Sasa 
significa in ebraico punta della spiga. 
 
E la spiga è il simbolo della unione dell’uomo con 
la natura: natura benigna che porta i suoi frutti 
grazie alla pace e al lavoro in comune. 
 
Più il lavoro sarà stato armonioso e più le spighe 
porteranno grano e ricchezza. 
E dal grano l’opera dell’uomo creerà il pane simbolo 
universale di pace. 
Ma per arrivare alla concordia necessaria affinché 
il pane sia buono e sufficiente per tutti il 
messaggio di Angelica è “giù le maschere”. 
 
Senza questo atto che significa abbattere ogni 
pregiudizio e aprire al prossimo il proprio cuore il 
pane sarà scarso e indigesto e ognuno si ritirerà 
nella propria caverna in preda alla paura del 
prossimo. 
Andrea 
Jarach 
Editore  
Angelica 
Edna Calò Livné vive da quasi trent’anni in Israele, 
a Sasa, un kibbutz della Galilea. 
Aveva vent’anni quando ha deciso di lasciare Roma, i 
suoi genitori e i suoi amici per andare in quella 
terra promessa. E là ha dato vita a una serie di 
progetti bellissimi e allo stesso tempo 
faticosisissimi e difficili, ma così carichi di 
emozioni e di messaggi che difficilmente chi ha 
avuto modo di venirne a conoscenza o addirittura a 
prendervi parte ne è rimasto indifferente. Anzi. 
Angelica ha fede. Quella fede incrollabile che le ha 
permesso di credere nonostante tutto e tutti di 
costruire intorno a sé e fuori di sé un’oasi di 
ottimismo e di pace. La sua fede, nella pratica, si 
è tradotta in un Teatro dell’Arcobaleno, una 
compagnia di ragazzi ebrei, cattolici e musulmani 
che al grido di “giù le maschere”, stanno divulgando 
pace, fratellanza e abbattendo i muri del 
pregiudizio e dell’incomprensione. 
 
Chi ha avuto la fortuna di vedere più di mille 
adolescenti milanesi partecipare allo spettacolo di 
Angelica e del suo Teatro dell’Arcobaleno con i 
telefonini a far luce come candele nel buio, può 
capire la forza del messaggio che arriva dalla 
Galilea. 
 
Sasa è il nome del kibbutz di Angelica e in ebraico 
Sasa significa “punta della spiga”. La spiga è il 
simbolo dell’unione dell’uomo con la Natura. Natura 
benigna, che porta i suoi frutti grazie alla pace e 
al lavoro in comune. E più il lavoro è armonioso, 
più le spighe porteranno grano e ricchezza. E dal 
grano l’opera dell’uomo creerà il pane, simbolo 
universale di pace. Allora, affinché il pane sia 
buono, e dolce, e profumato, gridiamo insieme ad 
Angelica e ai suoi ragazzi “giù le maschere” e 
apriamo i nostri cuori al nostro prossimo. 
ISBN 
88-88016-72-4 
€ 10,00 
	
per ogni copia acquistata 
L’editore devolverà 1 Euro alla Fondazione Beresheet 
LaShalom 
Basta 
1 
Euro - il tuo - per aiutare la pace.
	
	
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UN SÌ, UN INIZIO, UNA 
SPERANZA  
Il sogno (la profezia?) di 
Sarah, una donna israeliana 
 
di ANGELICA EDNA CALÒ 
Livné
ISBN 8852600019 
©
Tempi 
Editore 2002  | 
 
 
 
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