La Repubblica - Spettacoli e cultura
giovedi 27.10.2005
Giovani attori dalla Galilea
per mettere in scena la pace
L'autrice israeliana Edna Angelica Calò dirige la
compagnia dell'Arcobaleno, in Italia a settembre con "Anne in the
sky"
Giovani attori dalla Galilea
per mettere in scena la pace
Ragazzi ebrei, cristiani e musulmani in uno spettacolo
di teatro-danza ispirato al "Diario di Anna Frank"
di RITA CELI
UNO SPETTACOLO per esorcizzare la paura. Una compagnia teatrale
per superare la rabbia e togliere le maschere che soffocano le vere
emozioni. Un conflitto in corso da troppo tempo, che abitua sin da
piccoli arabi e israeliani a convivere nel terrore. Una donna
fermamente convinta che l'arte sia una lingua universale in grado di
sconfiggere la guerra e la violenza. Tutto questo accade in Galilea,
a Kerem Ben Zimra, dove quattro anni fa Edna Angelica Calò Livné
fondò il teatro dell'Arcobaleno, Teatron Keshet, un progetto che
riunisce una ventina di ragazzi ebrei e arabi tra i 14 e i 20 anni,
impegnati a mettere in scena la pace e il dialogo tra i popoli.
Una compagnia che ha fatto tournée in tutto il
mondo e che farà presto tappa a Roma, il 31 agosto e il primo
settembre, dove sarà presentato all'isola Tiberina in prima mondiale
lo spettacolo di teatro-danza Anne in the sky scritto da
Angelica Calò e Roberto Malini. La performance sarà poi in programma
il 4 settembre a Venezia, al Teatro Fondamenta Nuove, in occasione
della giornata europea della cultura ebraica. Malini è anche autore
della sceneggiatura del film di animazione tridimensionale Dear
Anne. The gift of hope (Cara Anna) di Dario Picciau, il cui
trailer sarà presentato nella stessa giornata alla Mostra del
Cinema.
" Anne in the sky " parte dalla vita e
dalla morte di Anna Frank e arriva al traguardo della memoria, "sola
base possibile per un progetto di speranza, di uguaglianza e di
pace", spiega l'autrice che intanto lavora con i giovani attori
della compagnia per mettere a punto i passi di danza e la mimica del
nuovo spettacolo. "Quando abbiamo cominciato i ragazzi non sapevano
nulla della Shoah, e non avevano mai sentito nominare Anna Frank"
racconta Angelica Calò, "ma hanno compreso a fondo il messaggio e
l'esempio dell'autrice del Diario ".
Gli attori usano il mimo e la danza per comunicare, sul palco
indossano una maschera bianca e abiti colorati come l'arcobaleno da
cui prendono il nome. "Durante i nostri incontri" spiega ancora
Angelica, "i ragazzi si scoprono a parlare, a discutere, imparando
ad accettarsi l'un l'altro e si emozionano, si commuovono, si
incoraggiano a vicenda a esprimere i propri sentimenti troppo spesso
soffocati. Sono stati proprio loro a decidere di togliersi la
maschera durante lo spettacolo, contrariamente a ogni convenzione
teatrale".
Edna Angelica Calò, nata a Roma, si è trasferita
da giovane in Israele dove vive con il marito e quattro figli. Si
considera una "educatrice alla pace attraverso le arti", e per il
suo impegno con i giovani è tra le mille donne candidate al Nobel
per la Pace 2005. Un progetto nato cinque anni fa quando i
promotori, un gruppo di europarlamentari, dopo aver constatato che
dalla nascita il prestigioso riconoscimento è stato assegnato solo a
dieci donne, hanno deciso di sceglierne mille tra quelle che si
stanno battendo per la pace nel mondo. Se assegnato, il premio sarà
diviso e utilizzato da ognuna per proseguire il lavoro di pace.
Il Teatro dell'Arcobaleno è composto da ragazzi
religiosi del moshav Dalton, arabi cristiani del villaggio di
Fassouta e dell'antico villaggio di Pekiyn, musulmani del villaggio
di Jish, dei villaggi ebraici circostanti, una ragazza cirkassa del
villaggio di Rehaniya. Ma non è stato facile metterli insieme,
spiega l'autrice, e far esprimere loro le emozioni, le drammatiche
testimonianze, come quella di una giovane che non voleva più
partecipare allo spettacolo dopo che quattro dei suoi amici erano
morti in un attentato.
"La paura e la rabbia sono due sentimenti da
nascondere in Israele" prosegue Angelica. "Poi, dopo un esercizio di
mimo dove ognuno raccontava un dolore vissuto, una ragazza ha
iniziato un monologo struggente in cui ha raccontato la sua
esperienza nell'ultima 'vacanza' a Monbasa, in Kenia, con suo padre
e i suoi fratellini, quando l'albergo in cui si trovava è diventato
teatro di morte e orrore dopo un attentato contro i cittadini
israeliani. Ciò che è seguito è stato un sorta di viaggio attraverso
i loro sogni e le loro paure per raggiungere una meta di speranza".
Da lì è nato lo spettacolo
Beresheet (In Principio).
Il coraggio per andare avanti, conclude, arriva
dagli stessi ragazzi. "Nel mio lavoro di educatrice, so bene che
devo essere un esempio per loro, che in qualche modo dipendono da
te. C'è un termine nella cabala che dà un senso al mio impegno:
natan , vuol dire dare, e si può leggere in entrambi i versi".
( 27 agosto 2005 )
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